I prodotti ceramici

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Le terrecotte della manifattura Milani (1922-1967)

L'Eterna di Dante Milani

Nella prima fase produttiva la manifattura ceramica di Dante Milani si chiamava L’Eterna. Oltre ai laterizi, dal 1922 in essa si realizzavano pignatti, tegami ed altro vasellame invetriato e ingobbiato o graffito su ingobbio.
Fanno ancora parte di questo periodo della manifattura, che si concluderà nel 1927, piccole damigiane, piatti e servizi da tè ingobbiati e graffiti sotto vetrina, sia a punta che a stecca, sul lato dei pezzi che rimaneva maggiormente visibile. Alcuni di essi sotto il piede presentano anche il primo marchio conosciuto per le ceramiche Milani, con le iniziali «MD» racchiuse in un cerchio e accostate da due ali stilizzate, con la scritta sottostante «terracotta Montopoli».
>> Catalogo dei marchi
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1922-1926/1927

La svolta artistica

Su suggerimento del pittore Silvio Bicchi, tra il 1927 ed il 1928 Dante Milani si risolse nel «fare qualche cosa di carattere artistico» per dare una svolta alla propria attività che non godeva di buona salute economica. Potrebbero corrispondere alle sperimentazioni in questa fase produttiva certi vasi decorati a sgraffio su ingobbio e invetriati, di morfologia mediamente semplice, al di là della forma delle anse, ma decorati con motivi zoomorfi dai colori intensi e brillanti. Tali pezzi sono assai rari e come particolarità presentano l’ingobbiatura per buona parte anche sulla parete meno visibile, mentre non hanno più il marchio del periodo precedente, né presentano ancora la patinatura dei prodotti che seguiranno negli anni posteriori
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1927-1928

Il tentativo di realizzare e vendere vasellame di maggior pregio decorativo ebbe successo e per tale motivo a partire dai primi mesi del 1928 Milani mutò ulteriormente la propria produzione. Da un lato continuò a produrre piatti e servizi da tè invetriati graffiti su ingobbio, ma ornati con disegni maggiormente variati e dipinti. Dall’altro vi affiancò sempre più sistematicamente pezzi di grande e media dimensione graffiti a punta e dipinti, o ornati con la tecnica del fondo ribassato, i quali sopra la vetrina avevano anche una patina invecchiante ed una inceratura.
I prodotti di questo ulteriore momento di passaggio sono quelli indicati con il timbro costituito dallo stemma a scudo del Comune e sotto la scritta «Montopoli - Made in Italy» nei manufatti destinati all’esportazione, ed invece con lo stemma di Montopoli graffito e le lettere T/C/M sotto i tre monti sul vasellame destinato al mercato interno.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1928-1932
>> Catalogo delle ceramiche, scheda 8
>> Catalogo delle ceramiche, scheda 9
>> Catalogo delle ceramiche, scheda 10

Prosperità e successo

Tra il 1929/1930 ed il 1943 circa la manifattura di terrecotte artistiche di Dante Milani a Montopoli visse un periodo di grande prosperità e successo, aumentando la quantità di manufatti fabbricati e ormai commercializzati in tutto il mondo.
L’attività in questo lasso di tempo fu dedicata alla creazione di vasellame da mensa e da arredamento che avesse caratteristiche artistiche e di pregio, sia per morfologia che per decorazioni. I pezzi erano oramai tutti realizzati con la tecnica della graffitura e pittura su ingobbio sotto vetrina, con finitura per mezzo di patina invecchiante e inceratura. Il lato meno visibile tuttavia era quasi sempre soltanto invetriato o ingobbiato solo parzialmente senza altro decoro. Anche il repertorio morfologico si era arricchito notevolmente in pochi anni e già nel catalogo del 1932 contava diverse centinaia di modelli ai quali si potevano abbinare svariati ornati e raffigurazioni. Quello che salta all’occhio è senz’altro l’eclettismo della produzione, nella quale si trovano forme attinte dalla ampia e differenziata tradizione italiana (etrusche, medievali toscane e umbre, rinascimentale, ma anche sei e settecentesca e primo-novecentesca), rivisitate in alcuni particolari topici, soprattutto nelle forme chiuse (piedi, colli e anse).
Ad esse sono associate raffigurazioni principali altrettanto varie e anche in questo caso riprese da culture figurative assai diverse nel tempo (egiziana, etrusca, tardo-medievale, italiana rinascimentale e della prima età moderna, cinese e genericamente orientale), affiancate da motivi floreali e/o geometrici. Se i primi riempiono il campo di fondo o segnano i fianchi fino alle anse nelle forme chiuse più slanciate, i secondi segnano i bordi, i piedi e i nastri che di frequente sottolineano i punti di raccordo tra collo e ventre, o tra ventre e piede se alto, le carene, le anse e altri elementi che potevano caratterizzare e differenziare i pezzi. In molti casi le prese e le anse delle forme chiuse avevano delle forme particolari, non di rado zoomorfe, attingendo al repertorio di animali reali e fantastici.
>> Catalogo di Dante Milani del 1932
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1929-1943

Tra le forme più attestate vi sono senz’altro grandi piatti decorativi, ma anche anfore e anforette, vasi per fiori e cache-pot di varie dimensioni, mentre rimane, seppure come secondaria, la realizzazione di tazze e bricchi per servizi da tè e di altri piccoli recipienti, ora decorati con motivi vegetali stilizzati, tra i quali emerge un fiore quadripetalo inscritto in rettangoli di diversi colori.
Secondo il gusto del tempo, non mancavano poi mattonelle, targhe, quadri, pannelli e targhe, sia di soggetto religioso che laico. Idea originale di Milani fu tuttavia quella di applicare mattonelle di varie forme e dimensioni a mobili di foggia pseudo-rinascimentale (tavoli, cassepanche, madie e stipetti) e ad elementi decorativi o funzionali in ferro battuto (alari, spalliere per letto o per cassapanca).
In questo periodo sotto il vasellame non appare un marchio realizzato per impressione ma piuttosto un graffito che trasforma lo stemma comunale di Montopoli: tre monti in forma di “M” maiuscola corsiva, sulla quale si trovano i due topi rampanti verso un vaso in terracotta situato al centro. Al di là di questo simbolo, non sempre presente, e delle cifre corrispondenti al numero di catalogo e/o di decoro, sotto i pezzi veniva scritto semplicemente, sempre per graffito, “Montopoli, Arno, Italia”, talvolta nella variante “Italie”, o associato alle sigle o ancora al nome o soprannome del decoratore e/o del tornitore.
>> Catalogo delle ceramiche, targa
>> Catalogo delle ceramiche, quadro
>> Catalogo delle ceramiche, piastrella

La produzione del dopoguerra

Durante la Seconda Guerra Mondiale la fabbrica Milani cessò le proprie attività, per riprenderle tra il 1946 ed il 1947 e lavorare ininterrottamente fino al 1960. Potrebbe essere allora che si verificò un certo cambio produttivo con la realizzazione di pezzi analoghi a quelli del periodo precedente, ma che mostrano ancora una maggiore varietà compositiva nei decori e un utilizzo più abbondante dell’ingobbio, che cominciò a coprire i pezzi anche sotto il piede e, nel caso delle forme chiuse, per una parte maggioritaria anche all’interno. Si ravvisa anche una certa semplificazione nella morfologia dei pezzi di serie, che nel contempo assumono pareti e orli dagli spessori leggermente maggiori, probabilmente a causa del cambio nel personale addetto alla tornitura.
Sotto il vasellame di questo tipo si prese ad usare il nuovo timbro che mostra una M con una T ed una C in nesso, che secondo le varie fonti orali raccolte poteva indicare “Milani-Taucci Ceramiche” oppure “Terra Cotta Milani”, ma più probabilmente stava ad indicare “Terra Cotta di Montopoli”. Ad esso è associato un numero oltre al 400, cifra raggiunta nel listino della ditta 1932 ed il 1941, mentre in genere, tranne rare eccezioni, non sono presenti i nomi dei decoratori o tornitori.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1946/1947-1960

Fine della manifattura Milani

Sul finire degli anni Cinquanta la fabbrica Milani cominciò a risentire in modo negativo delle diverse congiunture economiche, politiche e sociali, oltre che del netto cambiamento di gusto ormai intervenuto nella società italiana. Fu così che Dante si dovette risolvere a far cessare la propria ditta nel 1960, anche se l’attività tuttavia fu ripresa e proseguita dalla figlia Giuseppina almeno fino al 1967.
La fabbricazione di terrecotte da quel momento in poi fu comunque molto ridotta e infine ne risentì anche la qualità. Il vasellame di questo periodo ha un ingobbio molto diluito e talvolta non presenta patinatura, con colori più scuri; tra i motivi decorativi prevalgono le figure umane, spesso tratte da opere pittoriche di artisti famosi. Secondo alcune fonti orali, inoltre, negli ultimi tempi della produzione era cotta una sola volta.
Fu forse in questo periodo, se non dopo poco, che invece del solito timbro usato in precedenza, sotto il piede dei manufatti si cominciò a scrivere con lo sgraffio «Antico Milani».
>> Catalogo delle ceramiche, scheda 77
>> Catalogo delle ceramiche, scheda 78

Le terrecotte dei concorrenti e dei successori di Milani

La manifattura Mannozzi (1946-1948)

I primi a distaccarsi e a tentare un’esperienza in proprio ancor prima della cessazione della ditta di Dante Milani furono i tornitori, ovvero i tre esponenti della famiglia Mannozzi. L’occasione fu creata dalla sospensione delle attività della manifattura Milani durante la guerra, tra il 1943 ed il 1945; fu così che nel gennaio del 1946 essi registrarono alla Camera di Commercio di Pisa la loro ditta, che però fu chiusa già nel 1948.
L’arco temporale piuttosto ristretto ha fatto sì che non si trovino in circolazione molti pezzi di questa produzione, ma dai pochi rintracciati se ne possono evincere alcune delle caratteristiche generali. Anzitutto sul fondo essi presentano graffita a crudo la scritta «Mannozzi Montopoli Pisa» oppure «Ditta Mannozzi Montopoli Pisa Italia», differenziandosi chiaramente dai pezzi di Milani.
Sono inoltre coperti di ingobbio fino sotto il piede e ben sotto l’imboccatura nelle forme chiuse e, pur essendo decorate sempre a sgraffio ed in policromia sotto vetrina, mostrano un repertorio decorativo più sobrio ed una patinatura leggera sopra la vetrina, sebbene sempre evidente.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1946-1948

La manifattura Eturia (1965-1993)

In seguito alla cessazione della fabbricazione vera e propria da parte di Dante, una delle ex dipendenti, Maria Disperati, con alcuni familiari si mise in proprio a produrre terracotta artistica con una ditta chiamata Etruria terrecotte che aveva sede a San Romano (Comune di Montopoli), che fu attiva dal 1965 al 1993.
I manufatti Etruria in parte si ricollegano all’ultima fase produttiva Milani, riprendendone i decori più sobri soprattutto per i pezzi di dimensioni più piccole, estenuando i motivi classici come i draghi e gli stemmi. Per i vasi di maggior rilievo, però, tra i soggetti ricorrenti presi a modello vi erano le opere di Benozzo Gozzoli, ma anche di Michelangelo e di altri autori dell’arte italiana in età moderna, visto che Maria aveva una mano particolare per le figure umane ed i ritratti. Non mancavano anche ornamenti di gusto esotico e temi iconografici pseudo-egizi.
Altri elementi per i quali queste terrecotte sono invece ben distinguibili dalle altre sono i colori più brillanti e la vetrina più spessa, ma soprattutto il fatto che la parte sottostante del piede è sempre priva di ingobbiatura e presenta graffita la scritta «Etruria Montopoli», talvolta con l’aggiunta «lavorazione a mano» e la sigla o firma del decoratore. Vi sono infine alcuni casi nei quali la sigla del decoratore si trova dipinta anche sulla parte principale del pezzo, diversamente da quanto usato in precedenza nella terracotta montopolese.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1965-1990

La ceramica Puccioni (1970 circa-fine XX secolo)

Vinicio Puccioni, appassionato cultore di storia, ma anche di eno-gastronomia di tradizione locale, negli anni Settanta dello scorso secolo avviò una sua attività nel settore della produzione della ceramica, collaborando con alcuni ex decoratori della ditta Milani, come Gino e Carla Fossetti. Nelle prime fasi la ditta Puccioni realizzò vasellame ancora abbastanza simile alle terrecotte Milani dell’ultima fase produttiva diretta da Dante, sia per l’uso abbondante di ingobbio, sia per la ricercatezza dei decori principali.
Con il tempo se ne è in parte distaccata, privilegiando temi decorativi completamente geometrici e vegetali, oppure di ispirazione artistica differente, nel contempo risparmiando l’ingobbiatura sotto il piede e all’interno delle forme chiuse, dove arriva appena sotto il bordo. Anche il repertorio formale, che agli inizi sembra ripercorrere l’esperienza locale, presto si riferisce a forme in uso a Montelupo o a San Giovanni alla Vena. Le norme di legge che dal 1985 hanno vietato l’uso di vetrina piombifera hanno contribuito ad acuire la differenza a livello visivo tra i prodotti tradizionali ed i pezzi realizzati per conto di Puccioni a partire dai primi anni Novanta.
Il marchio su questi manufatti, se presente, è dato da uno stemma di Montopoli ma senza monti, impresso con timbro a crudo sulle ceramiche.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1970-ad oggi

Le ceramiche “Alice” di Bertini (1990 circa-ad oggi)

L’ultimo esperimento di realizzazione delle terrecotte artistiche montopolesi ha preso avvio nel corso degli anni Novanta del XX secolo. È in quel momento infatti che Fabrizio Bertini prese in gestione il negozio intestato alla madre Alice, ex dipendente Milani, dal quale prendeva il nome, dove erano messe in vendita le terrecotte prodotte dalla manifattura Etruria. Dopo la chiusura di questa ditta ed avere frequentato un corso professionale, ha cominciato a produrla anche lui stesso fino a farne l’occupazione principale. Bertini, che è ancora attivo, non tornisce ma acquista il crudo modellato a Montelupo Fiorentino, mentre realizza personalmente il decoro dal momento dell’applicazione dello spolvero e dallo sgraffio fino alla cottura nel suo forno elettrico. I pezzi del Bertini si distinguono per i decori che si rifanno al repertorio tradizionale ma con una certa sobrietà e senza sfumature nei colori. Inoltre spesso non sono patinati e/o incerati, a seconda della rilevanza del manufatto o delle richieste della committenza.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1990-ad oggi