Storia

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Dal Medioevo alla fine dell’Ottocento

Medioevo

La produzione di materiali fittili, ovvero realizzati con l’argilla cotta, fu una attività manifatturiera praticata a Montopoli in Val d’Arno e nel territorio circostante fino dal tardo Medioevo.
Essa prese piede nel corso del secolo XIII per quanto riguardava i laterizi da costruzione, per avere uno sviluppo più deciso dal Trecento, quando probabilmente si cominciò a realizzare anche la ceramica da mensa. In particolare, nel XIV secolo vicino Montopoli si trovavano delle fornaci di proprietà comunale che dovevano servire a fabbricare i mattoni utili alla manutenzione e riparazione delle fortificazioni del castello, come racconta anche una rubrica degli Statuti del 1360.
Inoltre a Marti, come forse anche a Montopoli, da questi forni uscirono i materiali usati per costruire le nuove pievi dentro ai castelli, sulle quali spiccano le finiture in cotto decorato.

Per questo periodo non abbiamo notizie precise invece sulla produzione di vasellame da mensa che poteva essere cotto nelle stesse fornaci per laterizi. La realizzazione di tali manufatti ceramici ebbe un particolare impulso nel periodo successivo, come conseguenza degli esiti commerciali dell’espansione dello stato fiorentino nel tratto terminale dell’Arno fino alla costa, dopo la definitiva conquista di Pisa (1509) e l’acquisizione di Livorno (1521). In effetti, nel 1577, nella nota degli iscritti all’arte dei fabbricanti e artieri a Montopoli, alla voce lavoratori della terracotta (che includeva fornaciai, vasellai e stovigliai) figuravano sei addetti, il cui numero fa supporre che tale attività in quel periodo fosse abbastanza fiorente e differenziata.

Età moderna

In Età moderna a Montopoli e dintorni si doveva realizzare soprattutto ceramica da mensa ingobbiata e decorata con graffiture e/o pitture policrome, come sembra dimostrare il recupero dei materiali di scarto di una fornace del tardo XVI-inizi XVII secolo a Castelbosco. Nel frattempo continuava abbastanza prospera la produzione di mattoni e di altri materiali da costruzione, come le mezzane laterizie per i pavimenti ed i coppi per le coperture.
Guardando la situazione ‘fotografata’ dal Catasto Leopoldino realizzato nel Granducato nei primi decenni dell’Ottocento troviamo ancora indicati la località S. Andrea alle Fornaci ad est di Montopoli, il toponimo Fornacina legato sia a un podere che a un botro nell’area di Malvecchiaia e un podere La Fornace in località Mazzana.
>> Mappa delle fornaci per fittili nel territorio montopolese

Ottocento

Un certo impulso economico per questi settori manifatturieri dovette venire con l’unità d’Italia, quando si verificò anche un incremento demografico, con la conseguente crescita del numero di lavoratori stagionali disponibili per questo ambito. Abbiamo la notizia che intorno al 1885 una cinquantina di montopolesi in estate migrarono in Piemonte per fare mattoni. Del resto la manodopera occasionale era usata anche localmente, se dalla documentazione risulta che tale Rossetti Raffaele del fu Giosafatte nel 1899 aveva esercitato la propria attività nel settore dei commestibili, ma nello stesso anno aveva prestato la propria opera anche come carbonaio e fornaciaio di laterizi.

Il primo Novecento e la manifattura Milani

Origini della manifattura Milani

Sebbene la zona di Montopoli e dintorni avesse le materie prime necessarie per la produzione di fittili e queste fossero state anche piuttosto diffuse sul territorio dal Medioevo fino all’unità d’Italia, alla fine del XIX secolo non molte dovevano essere rimaste attive, forse per la concorrenza subita, almeno nel settore dei laterizi, dalla diffusione delle fornaci a ciclo continuo (tipo Hofmann) nei comprensori limitrofi, come la Rotta di Pontedera.

Quando Dante Milani avviò la sua attività a Montopoli, nel 1920, la situazione era cambiata di poco rispetto allo scorcio del secolo precedente, tanto che in una sua lettera riferita agli esordi della manifattura aveva potuto affermare che Montopoli non aveva «tradizioni ceramiste». In realtà fu proprio il ventennio tra le due guerre che vide una ripresa anche dei piccoli centri produttivi in questa zona e rappresentò il momento d’oro per la fabbricazione di laterizi e vari tipi di ceramica. Dai documenti conservati nell’Archivio Storico della Camera di Commercio di Pisa risulta che oltre a Milani negli anni Trenta avviarono le proprie attività nel territorio montopolese almeno altre tre fornaci per laterizi. Nello stesso periodo sono attestate diverse rivendite di laterizi, terraglie e vetri site nel centro di Montopoli.

L’attività di produzione di fittili di Dante Milani ebbe inizio nel 1920 e l’azienda dapprima prese il nome de L’Eterna, che mantenne almeno fino al 1928. In un primo momento in essa si fabbricarono mattoni (1920-1922) e quindi terrecotte invetriate da cucina e decorate con ingobbio sotto vetrina, ma con modesta riuscita economica.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1922-1927

Produzione, esportazione e successo

Le cose cambiarono quando Milani, su suggerimento del pittore Silvio Bicchi, a partire dal 1928 si concentrò sulla realizzazione di ceramica da mensa e da arredo graffita e dipinta sotto vetrina, ornata con ricche decorazioni, spesso di notevole livello artistico. Altro aspetto originale fu il trattamento finale con patinatura ed inceratura che conferivano alle nuove terrecotte un aspetto “invecchiato”.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1928-1932

Tra gli anni 1929/1930 ed il 1943 la manifattura di terrecotte Milani raggiunse il massimo sviluppo produttivo e commerciale, grazie anche alla capacità dimostrata dal proprietario nella promozione delle suoi prodotti in Italia e all’estero attraverso varie forme di pubblicità e diverse “mostre permanenti”.
Oltre che a Montopoli, una esposizione permanente era nella frazione di San Romano presso la Villa della Torre Giulia. Altre si trovavano a Cascina, a Montecatini, a Firenze, a Siena, a Milano, a Roma in Via Condotti, a Parigi a Les Champes Elisées nel negozio di Raimondo Martel, ad Amburgo da Augusto Warneke, fino a New York nei magazzini Altamann, così come in Venezuela, Perù e India.

La fabbrica del Milani offrì soprattutto ad un buon numero di montopolesi la possibilità di trovare un lavoro e di esercitare un mestiere decoroso e non privo di soddisfazioni. Il Professor Guido Milani, fratello di Dante, assunto l’incarico di direttore tecnico artistico, formò una squadra di tornianti che riuscirono a raggiungere un ottimo livello di professionalità, affiancati da un gruppo di pittori-decoratori ai quali seppe infondere una sempre più crescente sensibilità artistica.
>> Storie e testimonianze dei lavoranti

Ai grandi meriti della produzione Milani è da aggiungere anche quello di aver contribuito allo sviluppo di altre attività artigianali, grazie all’idea di produrre varie tipologie di manufatti nei quali fosse coinvolto l’uso della ceramica, come i mobili e gli oggetti in ferro battuto (collegamento con il catalogo del 1932).
>> Il catalogo di Dante Milani del 1932

Ultimi anni di attività

Dopo una pausa in occasione del secondo conflitto mondiale, tra il 1946 ed il 1947 la fabbrica Milani riprese le proprie attività.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1946-1947

Tuttavia cominciò a risentire in modo negativo delle diverse congiunture economiche, politiche e sociali, oltre che del cambiamento di gusto ormai intervenuto nella società italiana durante gli anni Cinquanta. Fu così che Dante si dovette risolvere a comunicare la cessazione della ditta nel 1960. A poco valsero i tentativi della figlia Giuseppina di rivitalizzare questa produzione prendendo la gestione della manifattura (fig. 09), che chiuse definitivamente i battenti tra la fine del 1967 e gli inizi dell’anno successivo, quando sia lei che Dante vennero a mancare.

Dal Secondo Dopoguerra ad oggi

Esperienze parallele

Il successo avuto dalla terracotta artistica di Dante Milani lasciò un segno molto forte sia nell’economia che nella società locale. Generazioni intere di montopolesi, con mansioni diverse, hanno lavorato a lungo in quella manifattura, imparando non solo un mestiere, ma spesso abbracciando anche una passione. La riuscita economica avuta dall’impresa in epoca fascista, dunque, ma anche l’attaccamento orgoglioso al proprio lavoro e alla produzione di un tipo di ceramica che richiedeva abilità ed estro artistico, spiegano la nascita di esperienze parallele o successive a quella di Milani nel Secondo Dopoguerra per iniziativa degli stessi lavoranti di quella fabbrica.

I primi a distaccarsi e a tentare un’esperienza in proprio ancor prima della cessazione della ditta di Dante furono i tornitori, ovvero i tre esponenti della famiglia Mannozzi, che avevano prestato la loro opera per L’Eterna fin dal 1929.
L’occasione fu creata dalla sospensione delle attività della manifattura Milani durante la guerra, tra il 1943 ed il 1945, fatto che doveva aver motivato i Mannozzi a creare una propria impresa. Fu così che nel gennaio del 1946 essi registrarono alla Camera di Commercio di Pisa la loro fabbrica di terrecotte artistiche e stoviglie, con sede in via Santa Barbara, in località I Gobbi, poco lontano dal centro di Montopoli. Tale manifattura non ebbe una grande fortuna, visto che cessò la propria attività poco più di due anni dopo, ovvero nel marzo del ’48, adducendo come motivazione «la mancanza di smercio di lavoro».
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1946-1948
>> Storie e testimonianze dei lavoranti

Esperienze successive

Quello dei Mannozzi fu l’unico tentativo di produzione parallela e di concorrenza diretta a livello locale rispetto all’esperienza Milani, mentre altre ditte hanno realizzato terrecotte artistiche nella scia del solco tracciato da Milani dopo la chiusura della sua ditta. Tra le prime e più riuscite esperienze vi è quella della ditta costituita da una delle decoratrici di Milani, Maria Disperati, insieme ad alcuni familiari e qualche altro ex collega. In seguito alla cessazione della fabbricazione vera e propria da parte di Dante, la Disperati si mise in proprio a produrre terracotta artistica con una ditta chiamata Etruria terrecotte che aveva sede a San Romano (Montopoli in Val d’Arno) e fu attiva dal 1965 al 1993.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1965-1990
>> Storie e testimonianze dei lavoranti: Maria Disperati

Oltre a questa, negli anni Settanta cominciò a produrre ceramiche artistiche di tipo montopolese anche Vinicio Puccioni. Appassionato cultore di storia, ma anche di eno-gastronomia di tradizione locale, Puccioni acquistò molti spolveri e alcune attrezzature tra quelle rimaste in possesso degli eredi Milani o di ex dipendenti, e si mise a produrre terracotta “tipo Montopoli” sia per la decorazione del proprio locale, l’albergo e ristorante I Quattro Gigli, sia per la rivendita realizzata anche in un locale espositivo ancora oggi situato nella stessa piazza Michele da Montopoli.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1970-ad oggi
>> Storie e testimonianze dei lavoranti: ditta Puccioni

L’ultimo esperimento di realizzazione delle terrecotte artistiche montopolesi prese avvio nel corso degli anni Ottanta dello scorso secolo. È in quel momento infatti che Fabrizio Bertini, cominciò il suo vero e proprio percorso da ceramista, dopo aver preso parte ad un corso di formazione apposito organizzato da Provincia di Pisa, Comune e Proloco di Montopoli. Al momento Bertini è titolare di una delle poche ditte che localmente produce ancora terracotta artistica nel solco della tradizione segnata da Dante Milani.
>> Catalogo delle ceramiche, periodo produttivo 1990-ad oggi
>> Storie e testimonianze dei lavoranti: Fabrizio Bertini

Oltre a queste esperienze di tipo professionale, vi sono anche alcune ceramiste attualmente residenti nel territorio di Montopoli che realizzano saltuariamente terrecotte artistiche ingobbiate tradizionali per scopi didattici e dimostrativi, come durante la rievocazione medievale, allo scopo di tenere in vita questo importante patrimonio locale, che rischia purtroppo di scomparire per sempre. Tra queste spicca la figura di Annamaria Brunelli: figlia di decoratori della ex manifattura Milani, ovvero di Carla Fossetti e Valerio Brunelli, cerca di trasmettere le proprie conoscenze con grande passione e disponibilità.